La mano è strumento fondamentale dell’osteopata. Già le civiltà egizia, ellenica e tibetana usavano la mano per calmare e per guarire e lo stesso Ippocrate, nell’antica Grecia, manipolava ogni giorno arti ed articolazioni. Anche nella moderna Osteopatia la mano è lo strumento di elezione che fa da tramite tra operatore e paziente, per via della sua eccezionale sensibilità alla percezione; è inoltre uno strumento terapeutico ideale, capace di realizzare le tecniche più fini.
L’uomo che ha scoperto e codificato l’osteopatia ed i suoi principi basilari (che non sono stati tutti oggi smentiti e rimangono, ancora, il fondamento della filosofia osteopatica) nacque il 6 Agosto 1828 in Virginia. Il padre Abram era un pastore metodista, che per sfamare la numerosa famiglia faceva anche l’agricoltore e soprattutto praticava la medicina. A nove anni A.T. Still emigrò con la famiglia nel Missouri. All’età di 10 anni scoprì che la sua cefalea cronica poteva migliorare poggiando la testa su un cuscino che, a sua volta, era poggiato su una corda tesa tra due alber i, a breve distanza da terra. Quest’episodio innescò in Still l’interesse per la medicina, e considerò questa la sua prima scoperta in osteopatia. Il piccolo Still, già in quell’epoca era influenzato dalla fede evangelica metodista e, vedremo in seguito, quale impatto ebbe tale fede nella scoperta dell’osteopatia. A 21 anni (1849) sposa la prima moglie Mary Margaret Vaughan, e poco dopo nasce la figlia primogenita Marusha.
A 25 anni raggiunge il padre nel Kansas, dove rimane 22 anni, aiutando il genitore a curare gli indiani, approfondendo così le basi della medicina. Nel 1855 e nel 1859 perde due figli (Georges e Lorenzo) e poco dopo anche la moglie Mary. Antischiavista convinto viene eletto deputato per lo stato del Kansas. Si risposa nel 1860 con Mary Elvira Turner, ed avrà da lei un primo figlio che morirà entro pochi giorni. Scoppiata la guerra di Secessione (18611865) si arruola nei federali, lavorando come assistente chirurgo. Un anno prima della fine della guerra Still, a 36 anni, perde tre figli colpiti da meningite cerebro spinale; sopravvive solo la primogenita Marusha, che in quell’epoca ha 15 anni. Still, colpito duramente da questi lutti, s’interroga sull’essenza della malattia, sulla medicina e si chiede nella malattia Dio ci lascia senza risorse?” Più tardi scoprirà queste risorse ed affermerà che l’organismo umano ha in sé tutto l’arsenale terapeutico utile alla sua guarigione. In quell’epoca di industrializzazione Still si dedica alla creazione di macchinari, ed al perfezionamento di meccanismi preesistenti.
L’idea del perfezionismo cui è stato educato e cara al movimento evangelico metodista Dio è perfetto e tutto quello che fa lo fa bene” lo stimola allo studio della meccanica del corpo umano. Afferma Still Ho studiato le forze, la struttura e le inserzioni legamentose e muscolari, così come il sistema ematico e nervoso, dove e in quale modo i nervi ricevono la forza ed il movimento, la fonte del loro approvvigionamento, il loro lavoro realizzato in buone condizioni di salute, nelle parti ostruite, parti e principi attraverso i quali essi passano per adempiere il loro dovere di vita”.
Affermava che la malattia è, dunque, solo un effetto di un’alterazione della struttura meccanica del corpo. Deluso dai risultati ottenuti dalla medicina ufficiale a quei tempi, comincia a ragionare secondo il principio che collega la causa all’effetto”. Nell’epidemia di dissenteria del 1874 (caratterizzata da febbre elevata, mal di testa e diarrea con perdite ematiche) notò come i pazienti presentassero una zona lombare dolorosa e calda, mentre la zona addominale era fredda. Vide inoltre come alcune zone della colonna erano rigide e bloccassero i flussi nervosi ed ematici che andavano ad alimentare l’intestino. Restituendo mobilità alle zone ipomobili, con pressioni e mobilizzazioni articolari, i pazienti guarivano. Nel 1874 si trasferì a Kirksville, nel Missouri, ed aprì il primo ambulatorio di osteopatia in America, ottenendo successi e fama crescenti, nella cura di svariate malattie. Nel 1880, pensò di cominciare ad insegnare i principi osteopatici, ed aprì la American School of Osteopathy a Kirksville.
Alla fine del secolo si ritira e scrive quattro libri di osteopatia. Nel 1914 è sempre in prima linea nella difesa dell’osteopatia e dei principi da lui elaborati. Nel 1917 muore colpita da ictus cerebrale. Nel marzo 1917 John Martin LittleJohn (uno dei migliori allievi di Still) crea a Londra la British School of Osteopathy, introducendo di fatto l’osteopatia in Europa. Prima di allora fu anche preside per un anno della ASO e braccio destro di Still; fondò inoltra a Chicago lo American College of Osteopathic Medicine and Surgery.
Principi di Osteopatia
La nostra attuale medicina moderna ricalca pienamente lo spirito cartesiano di dividere per capire”, focalizzandosi soprattutto sui sintomi e sulle malattie e su tutti i parametri ad esse connessi. Usa perciò terapie atte a far variare questi parametri, attraverso un enorme sviluppo di tecniche d’indagine. La medicina osteopatica, non riduzionista come quella allopatica, si orienta verso un’entità, il malato, che presenta un insieme di fenomeni complessi, e richiede un approccio adeguato a tale complessità. Tutta la medicina osteopatica si è dunque sviluppata ed organizzata attorno a tre principi, i cui supporti sono l’anatomia, la fisiologia, e la patologia.
1° Principio: L’unità del corpo
L’organismo rappresenta un’unità dinamica funzionale ed individuale. In un meccanismo ad orologeria è impossibile agire su una parte del movimento senza avere delle ripercussioni sulle altre parti; se il più piccolo asse si ferma si perturba tutto il movimento dell’orologio. Come nell’orologio troviamo nell’organismo umano dei vettori di trasmissione meccanica rappresentate dalle leve ossee, dalle articolazioni, dalle membrane interossee, fasce, muscoli, tendini e legamenti, e lo studio di queste trasmissioni meccaniche deve essere affrontato in modo globale. Esistono poi molte altre vie di trasmissione, non meccaniche (le vie dei fluidi, le vie nervose ecc.), che formano un unicum funzionale non divisibile. Tale unità sarebbe però incompleta se fosse limitata all’involucro materiale e non si estendesse al corpo immateriale, sede dello psichismo, degli affetti e delle emozioni. Lo psichismo è strettamente legato alla materia che esso anima, costituendo con esso un’unità indissociabile. Un trauma psichico può ripercuotersi sul corpo fisico, e viceversa. I vettori di trasmissione tra materia e psiche sono rappresentati dal sistema neu- ro ormonale. L’osteopata si rivolge dunque a questa entità che è unità di corpo e di psiche”
2° Principio: C’è una relazione tra struttura e funzione
Considerando un orologio, la correttezza delle varie funzioni dipende dalla struttura meccanica dell’orologio stessa. Un orologio dalla struttura perfetta può adempiere pienamente le funzioni per cui è stato costruito. Così ugualmente il corpo umano risponde alle stesse regole che legano la struttura alla La funzione che l’organismo deve adempiere si realizza solo se la struttura che la governa è in perfette condizioni. Un polmone od un rene atrofizzati non possono più garantire la funzione della respirazione e della filtrazione; ciò vale pure per la fibrosi di un muscolo o di un tendine.
E’ merito dell’osteopatia aver capito il fatto che la struttura influenza la funzione, non solo localmente ma anche a distanza, per cui possiamo trovare disfunzioni molto lontane dalla loro causa strutturale. I legami che uniscono la struttura alla funzione sono: il legame meccanico (muscoli, fasce, legamenti, tendini ecc.); il legame neurologico ed il legame fluidico (linfa, sangue artero- venoso, liquido cefalo-rachidiano). La struttura assicura il sostegno dei visceri, che riempiono scatola cranica, cavità toracica ed addominale, sostenuti tra loro dal tessuto connettivo, che è dunque un sostegno ma svolge pure in ruolo d’ammortizzatore, ma permette pure la continuità di un movimento o di un ritmo; dunque questa struttura avvalora il concetto di globalità funzionale. Esiste dunque una interrelazione fra struttura e funzione ed afferma Still che una alterazione strutturale provoca delle disfunzioni” A volte è vero pure che una funzione perturbata alteri la struttura. Infatti, una disfunzione o discinesia biliare possono provocare un dolore alla spalla destra; se la discinesia non viene curata il dolore alla spalla si può cronicizzare e divenire pseudo periartrite della spalla, con segni dolorosi e di irrigidimento, e ciò si realizza attraverso i riflessi viscero cutanei o cutaneo viscerali e la metamerizzazione neurologica del corpo, ricordiamo come ogni metamero comprende un dermatomo, un miotomo, un angiotomo, un neurotomo ed uno sclerotomo.
3° Principio: Esiste un potenziale di auto guarigione dell’organismo
La Vita” è animata dal Soffio di vita”, da una energia vitale”; essa oltre ad avere il potere di riprodursi ha anche la capacità di autoproteggersi dalle aggressioni di vario genere, mantenendo l’equilibrio di varie costanti che nel loro insieme mantengono il fenomeno della ”omeostasi”, termine coniato dal fisiologo americano Walter Cannon, che significa mantenimento di un equilibrio generale con l’ambiente esterno e con quello interno ( con la costante regolazione della temperatura, della pressione arteriosa, delle concentrazioni ioniche; attraverso il sistema immunitario (verso microbi o virus), o con un rigetto verso un corpo estraneo, che se non può essere espulso viene allora incistato). Il corpo, grazie ad un sistema neuro-ormonale molto rapido, può organizzare un riflesso di fuga, di attacco o di inibizione.
Saranno dunque questi meccanismi di omeostasi che mantengono il potere di autoguarigione e quindi lo stato di salute. In caso di una patologia persistente, l’intero organismo si dovrà adattare a questa disfunzione. Sono questi fenomeni di adattamento che consentono all’organismo, nonostante la disfunzione, di assicurare le funzioni essenziali come la mobilità o l’equilibrio. Raggiunto il massimo dei compensi consentiti, basterà allora un lievissimo shock aggiuntivo, e l’organismo andrà fuori compenso, con dolore, spasmi, impotenza funzionale o un’infinità di altri sintomi che il paziente riferirà accuratamente. Spetterà allora all’osteopata, in tutta umiltà, consentire all’individuo di ritornare in uno stato di compenso attraverso i suoi stessi meccanismi di autoguarigione, identificando e rimuovendo il primum movens che ha indotto i precedenti compensi, ma che ha condotto allo scompenso. Attenzione a non togliere solo i compensi, perché si riformeranno; dobbiamo identificare la vera disfunzione principale, e sarà il corpo stesso, se opportunamente interrogato, a farcela conoscere, a localizzarcela. Per autoguarirsi l’organismo deve attingere le risorse in se stesso; afferma Still Non c’è nulla da togliere o nulla da aggiungere. L’organismo dell’uomo è come il supermercato di Dio, in cui si trovano tutti i liquidi, le droghe, i lubrificanti, gli oppiacei, gli acidi e gli antiacidi, come pure tutti i rimedi che Gli sono sembrati utili allo sviluppo dell’uomo e alla sua salute”
Da notare come è impossibile descrivere uno dei principi dell’osteopatia senza fare riferimento agli altri due, perché tutti e tre si integrano nel concetto di globalità dell’entità corporea, che funziona anche essa all’interno di una entità planetaria, la terra, che fa a sua volta parte del grande orologio universale. I tre principi dell’osteopatia si possono applicare al nostro pianeta e a tutto l’universo: non si può deviare la luna dalla sua traiettoria senza gravi conseguenze per il pianeta terra. In quest’universo vivente non si può modificare o inquinare l’ambiente (struttura) senza che il clima e le maree (funzione) non risultino alterate (con cicloni e tempeste sempre più violente). La terra che è un’unità funzionale deve adattarsi ad alcune modifiche, naturali o no, da essa subite, per mantenere l’equilibrio delle masse, l’equilibrio magnetico ecc. I tre principi dell’osteopatia sono principi naturali che regolano la condotta diagnostica e terapeutica. L’osteopata non può mai sostituirsi agli sforzi del corpo di arrivare all’autoguarigione, ma deve cercare di aiutarlo in tal senso.
Influenza dell’educazione metodista nell’enunciazione dei tre principi che sono alla base dell’Osteopatia
Il movimento cristiano evangelico metodista fu fondato da John Wensley (1703-1791). Con un fratello ed un amico fondò lo ”Holy Club”, i cui membri erano detti metodisti” per la regolarità e la precisione con cui organizzavano le loro attività: portare aiuto alla povera gente, visitare gli ammalati, riunirsi per pregare e studiare la Bibbia. Il movimento si rafforzò venendo a contatto con un altro gruppo di ferventi cristiani i Fratelli Moravi” o Fratelli dell’Unità” Il metodismo ridette vigore alla fede protestante ritornando ai principi del pensiero riformista luterano: La salvezza è frutto della fede e non delle opere La certezza della salvezza L’autorità assoluta della Bibbia in materia di fede I metodisti insistevano inoltre sulla santificazione della vita pratica e sulla volontà di evangelizzare il mondo. Affermava J. Wensley: Considero il mondo intero come la mia parrocchia, sarebbe a dire che, ovunque io mi trovi, penso sia mio diritto e mio fermo dovere annunciare a tutti coloro che mi vogliono comprendere, la buona novella della salvezza”. Col tempo il movimento metodista si diffuse a tal punto che divenne la comunità inglese dissidente più numerosa e, con i suoi missionari, conquistò l’America del Nord verso il 1784, e Baltimora fu fondata la prima chiesa metodista episcopale, quarantacinque anni prima della nascita di Still. Nei paesi anglosassoni il metodismo significò una riconquista di spiritualità, di pietà, ed un moltiplicarsi delle conversioni interiori, i cui effetti si manifestano ancora oggi. Il movimento metodista conta oggi più di quaranta milioni di adepti, di cui 14 milioni vivono negli Stati Uniti d’America, dove rappresenta la seconda confessione protestante dopo il battismo. Alcuni insegnamenti biblici sono molto diffusi nel movimento metodista. Fin dai primi anni di vita Still ascoltò questi insegnamenti, che costituiscono i principi fondamentali della fede evangelica. Nell’antico Testamento Dio ha sempre avuto una “abitazione” in Terra (il Tabernacolo, e alcuni Templi, come quello di Salomomè o di Nehemia). Con l’avvento di Cristo sulla Terra, e l’inizio della nuova Alleanza tra Dio e gli uomini, la dimora di Dio non è più in un tempio materiale, ma in ogni credente “Poiché voi siete il Tempio di Dio vivente”, 2° epistola ai Corinzi (6:16) da San Paolo apostolo. Il corpo dei credenti (i membri) che forma questa “abitazione mistica” di Dio sulla terra è chiamato la sua Assemblea, la Chiesa, o il “Corpo di Cristo” “Voi siete dunque il corpo di Cristo, in particolare e ognuno dei suoi membri”, 1° epistola ai corinzi (12:27). Questo “corpo spirituale di Cristo sulla Terra” rappresenta perciò l’insieme della Cristianità, e presenta tre caratteristiche principali:
1. La sua unità l’unità del corpo L’insieme di questo corpo rappresenta la sua unità; ognuno dei credenti ne rappresenta un membro. Questo insieme rappresenta un tutto indissociabile “Voi siete dunque il corpo di Cristo, ed in particolare ognuno dei suoi arti”, 1° epistola ai Corinzi, capitolo 12. “Poiché noi siamo parti del Suo corpo, della sua Carne, delle sue ossa”, epistola agli Efesini. Nei testi c’è una precisa analogia tra questo “Corpo Mistico” ed il corpo umano: “Infatti come il corpo è unico e ha molte parti, e tutte le parti, benché siano tante, formano un corpo unico, così è per Cristo. Infatti anche noi siamo stati battezzati in un solo Spirito per essere un solo corpo. E siamo stati abbeverati per l’unità di un solo Spirito. Infatti anche il corpo non è una sola parte, ma più parti. Se il piede dicesse: dato che non sono una mano non faccio parte del corpo; sarà dunque per questo motivo che non appartiene al corpo?. E se l’orecchio dicesse: dato che non sono un occhio, non faccio parte del corpo; sarà dunque per questo motivo che non appartiene al corpo? Se il corpo intero fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ma ora, Dio ha sistemato nel corpo le varie parti, come ha voluto Lui. Quindi se tutti fossero una sola parte, dove sarebbe il corpo? Ora però le parti del corpo sono tante, ma il L’occhio non può dire alla mano: io non ho bisogno di te; la testa non può dire ai piedi: non ho bisogno di voi; anzi, le parti del corpo che sembrano più deboli, sono necessarie..” (dalla lettera ai Corinzi) “E se una sola parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei..” “Poiché come in un solo corpo abbiamo più parti e così come tutte le parti non hanno la stessa funzione, così noi che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, ed ognuno individualmente è parte dell’altro” (epistola ai Romani) “Infatti siamo parte gli uni degli altri.” (epistola agli Efisini) “Non c’è più Giudeo né Greco; non c’è più né schiavo né uomo libero..; infatti tutti voi siete nel Cristo Gesù” (epistola ai Galati) Dobbiamo cercare di capire questo principio basilare dell’unità tra Corpo mistico e quello umano.
2. E’ vivo Il corpo mistico (o insieme dei credenti) è vivo, non di per sé, ma ricevendo la vita dal “Dio vivente”. Poiché questo corpo è vivo, deve avere la capacità di adattarsi o difendersi contro gli assalti che, come per il corpo umano, vengono dall’esterno o dall’interno. Questo corpo mistico vivo possiede un potenziale di difesa ed una capacità di autoguarigione.
3. La legge e la libertà la struttura e la funzione L’uomo timoroso di Dio ha sempre avuto sulla terra una funzione da svolgere che, nel Vecchio Testamento, era regolata dalla “legge” che Dio aveva dato a Mosè; era una struttura legale molto rigida, come una gabbia, che regolava una funzione ristretta. Nel Nuovo Testamento è stata abolita la legge giudaica e tutta la legge è stata ridotta alla sua espressione più semplice, nei termini di “amatevi l’un l’altro” o “amerai il prossimo tuo come te stesso” “L’amore non fa male al prossimo; l’amore è dunque la somma di tutta la legge”. Questa nuova struttura non è più simile ad una gabbia, ma ad un punto situato nello spazio, attorno a cui gravitano nuove funzioni che si svolgono in libertà. “Perché siete stati chiamati alla libertà Ma per amore servitevi l’uno dell’altro, perché tutta la legge si compie in una sola frase: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Galati). Questo terzo principio mette in rilievo la relazione che esiste fra struttura e funzione: l’unità del corpo (la struttura nel suo insieme) ne permette il suo completo e perfetto funzionamento , che si attua attraverso una assoluta libertà di movimento ( il cui frutto è l’armonia, l’amore, che lega le singole strutture). La struttura armonica e perfetta è animata, protetta e autoguarita dallo spirito, diretta emanazione dell’Amore Assoluto, cioè di quel Creatore che, a sua volta, tutto in Sé racchiude: l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine.